Le tribù indigene: i migliori difensori del Pianeta e della sua sopravvivenza

I popoli indigeni di tutto il mondo, con i loro valori e i loro saperi, possono essere la forza trainante degli obiettivi di sviluppo sostenibile

Al giorno d’oggi, nel mondo, le popolazioni indigene, antichi eredi della nostra cultura, stanno creando una forma di resistenza collettiva in difesa dei loro territori in cui sono risiedono circa i due terzi delle risorse biologiche del Pianeta.

Il 2016 è stato l’anno in cui tante tribù indigene del mondo sono riuscite a difendere il loro habitat naturale: dagli indiani che si sono battuti per la tutela di una foresta pluviale, alle tribù autoctone che hanno impedito le estrazioni minerarie, e ancora, ai “piccoli” coltivatori rurali che hanno protestato contro le sementi chimiche. Ecco alcuni esempi di “battaglie” locali fatte in nome della tutela del territorio e delle sue risorse.

Gli indigeni colombiani della riserva Yaigojé Apaporis, dopo 5 anni di battaglie giudiziarie, sono riusciti ad impedire ad un’azienda Canadese, che aveva ottenuto concessioni statali, di estrarre oro dalle loro terre. Oggi la loro area oggi è stata riconosciuta come parco nazionale ed esiste il divieto di sfruttarla per usi minerari.

Oppure la vittoria di Volpe Coraggiosa, capo tribù dei leggendari indiani Sioux, che è riuscito a bloccare la realizzazione di un oleodotto in Nord Dakota.

E ancora, la vittoria degli Apicoltori Maya, organizzazione Messicana che riunisce più di 15mila famiglie di origine Maya produttrici di miele, che ha costretto il grande colosso della Monsanto ad un consulto con loro per poter piantare 250mila ettari di soia geneticamente modificata nella penisola Yucatán, nel sud del Messico. La via intrapresa è stata quella giudiziale e il tribunale ha dato ragione agli apicoltori visto l’utilizzo del glifosato da parte di Monsanto.

I popoli indigeni, che sono parte di quegli ecosistemi e grazie ad essi sopravvivono, rappresentano i migliori protettori della biodiversità e del territorio.

«Il primo passo per re-immaginare un mondo terribilmente sbagliato sarebbe interrompere l’annientamento di coloro che hanno una visione diversa (…) è necessario concedere spazio fisico per la sopravvivenza di quanti possono sembrare i custodi del nostro passato, e invece potrebbero davvero essere le guide per il nostro futuro».

(di Arundhati Roy, scrittrice indiana, nonché un’attivista politica impegnata nei movimenti anti-globalizzazione contro il neoliberismo e nella difesa dell’ambiente)